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Il commissario Giorgio Capurro non riesce neppure a smaltire i postumi fisici e psicologici della sua prima indagine, che gli piomba addosso, a domicilio, un nuovo caso. Con un insolito piglio adrenalinico, affronta quello che sembrerebbe un omicidio condominiale, circoscritto nel contesto di una famiglia piccolo borghese, benestante e perbenista, dove una giovane ragazza viene avvelenata con la stricnina. La tragedia scompiglia la famiglia, i suoi membri precipitano ognuno nel proprio abisso, divorati dai sensi di colpa e dal peso di segreti inconfessabili. Capurro si immerge in questa atmosfera irrespirabile, intessuta da inganni, simulazioni, ipocrisie, false apparenze, cercando di sfrondare la verità dal bosco di menzogne e di sotterfugi che l'avvolgono. Ma c'è un particolare nella scena del crimine che colpisce la sua attenzione e che molto presto si trasformerà nella nota dominante di una crudele e raccapricciante sinfonia. È la riproduzione fotografica di un dipinto del Seicento, eseguito dal grande pittore fiammingo Antoon van Dyck, durante la sua lunga permanenza a Genova...